Si può definire distopico il futuro che Paolo Pasi ci descrive nel suo libro? Non ci sono scenari apocalittici, ma è un mondo di sopraffazione, soprattutto psicologica, che viene dall’evoluzione, dalla commercializzazione di tutto, sentimenti compresi. Dove il potere decide la sorte delle canzoni: quelle da cancellare definitivamente e quelle da mantenere vive, con opportuni aggiustamenti utili solo allo scopo di renderle dei jingle atti a suscitare emozioni controllate e controllabili per vendere prodotti.
In questo mondo trans-globalizzato le persone sono considerate alla stregua di prodotti finanziari: dalla categoria dei derivati di classe B – gente letteralmente alla deriva – si sale fino ad arrivare ai tripla A, esseri eterni, sempre giovani, menti superiori.
Due uomini agli opposti incrociano la loro esistenza, grazie alla musica che, in maniera diversa, condiziona la loro vita.
Il tempo e la musica che lo scandisce, da sottofondo, diventano colonna sonora portante di un libro che ripropone temi pressanti: l’incedere dell’età, la paura di invecchiare, la liquidità di sentimenti e passioni, l’amore, la noia del vivere quotidiano, l’affanno di apparire giovani e la necessità di restare bambini.
Sarà presente l'autore, presenta Chiara Reali.
Paolo Pasi, La canzone dell’immortale, Edizioni Spartaco, Santa Maria Capua Vetere (CE) 2017, pp. 160, 11,00 €